L’impegno politico del cristiano

Papa Francesco, rivolgendosi all’Azione Cattolica Italiana, il 30 aprile scorso, esortava i giovani a mettersi «in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con la maiuscola». Proprio per affrontare questo tema,

martedì 14 novembre, alle 20, presso l’aula magna delle Scuole Elementari di Nosedo a Massagno, avrà luogo la serata pubblica dal titolo eloquente “Cristiani in politica oggi”, che vedrà interagire – sotto la moderazione di Luigi Maffezzoli, giornalista RSI – tre relatori importanti: Alberto Lepori, giurista, giornalista, già Consigliere di Stato e poi presidente della Commissione Svizzera Giustizia e Pace; Markus Krienke, Professore di Filosofia moderna e di etica sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano e Guido Formigoni, insegnante di Storia contemporanea presso l’Università Iulm di Milano.

Essendo un tema d’attualità, abbiamo voluto sentire anticipatamente uno dei relatori, il prof. Krienke, per cercare con lui di approcciare la tematica dal punto di vista giusto: «Urge una precisazione», ci frena subito. «I promotori della serata non ritengono assolutamente che la Chiesa debba dire alla politica cosa fare, credendo nella laicità dello Stato. Noi ci rivogliamo piuttosto ai laici: sono i cristiani che, una volta entrati in politica, devono suggerire idee nuove. Vogliamo cioè che siano i cittadini, in quanto cristiani, a mobilitarsi; niente di più». L’intuizione di fondo è chiara: «Se è vero – spiega Krienke – che la politica non deve essere certo confessionale, per contro, è anche erronea l’idea che un cristiano non si debba impegnare in politica. Questo sarebbe una privatizzazione sbagliata del fare politica, relegando l’azione del cristiano al mero campo del sociale». Ma il cristiano d’oggi tendenzialmente non si sente investito di questo ruolo: «Il problema di fondo – prosegue infatti il professore – è che si è sempre più sfiduciati davanti alla prospettiva che le idee cristiane possano ancora cambiare qualcosa; in questo senso con la serata intendiamo lanciare anche un po’ una provocazione». La serata, dunque si rivolge «specialmente a chi si chiede se la fede cristiana può ancora cambiare qualcosa nella società, al politico, al cittadino, al cristiano impegnato nei suoi ideali e magari anche a chi, al contrario, ritiene che un cristiano non deve impegnarsi in politica». Ma la serata è soprattutto dedicata ai giovani: «La relazione che terrò – dal titolo “L’impegno dei cristiani in politica. Riflessioni tra il Concilio Vaticano II e il recente documento DOCAT” – è particolarmente pensata per le giovani generazioni. Il DOCAT, infatti, è il catechismo sociale della Chiesa, cioè il manuale che raccoglie tutto quello che la Chiesa finora ha detto in maniera ufficiale sull’impegno dei cristiani in società. E lo formula in una maniera apposita per i giovani. In questo senso è un documento meno teoretico, dogmatico, ma più pratico. Seguiamo così la speranza del Papa di mobilitare la nuova generazione. Infatti, nella prefazione al DOCAT, Francesco dice sostanzialmente che il cristiano oggi deve essere un rivoluzionario; non deve certo mettere in moto una rivoluzione ma le sue idee devono essere rivoluzionare. Fondamentalmente, è un tentativo di dire ai giovani che si può ancora cambiare qualcosa, si può combattere l’indifferentismo, il fatalismo. Pensare diversamente sarebbe remare contro la dottrina sociale. Così, anche con la nostra serata, vogliamo dire che non bisogna mai sentirsi troppo piccoli per potersi impegnare: ogni contributo conta».

Laura Quadri

2017-11-03T14:14:55+00:00