Digitalizzazione tra timori e opportunità

La quarta rivoluzione industriale è iniziata da tempo e non la si può fermare o schivare. Si tratta di decidere come approfittare di questo nuovo cambiamento epocale.

Mercoledì 7 febbraio a Massagno l’Osservatore Democratico ha organizzato la serata pubblica “L’impatto della digitalizzazione sul mondo del lavoro”, con Amalia Mirante (docente SUPSI) e Mathias Humble (sindacato nazionale transfair). Di seguito alcuni interessanti spunti emersi dalle presentazioni dei relatori e dalla discussione con il pubblico.

La società tende ad essere scettica e avversa al cambiamento, eppure le rivoluzioni industriali hanno prodotto effetti globali positivi; il progresso tecnologico e il conseguente aumento della produttività del lavoro hanno portato infatti ad un aumento del benessere, inteso in termini economici. A lungo termine robotica e intelligenza artificiale dovrebbero contribuire ulteriormente a questo processo, aumentando la competitività e l’innovazione: elementi che permettono ad una nazione di essere tra i primi della classe.

La storia ci insegna però che l’aumento del benessere (in termini di produttività) è tendenzialmente accompagnato da una diminuzione della sua ridistribuzione. Persone con alte qualifiche e competenze, che “conoscono il sistema”, riescono a sfruttare molto di più i vantaggi del progresso. Alla base del processo di automazione c’è l’utilizzo di tecnologie che bisogna imparare ad usare: chi ha una formazione riesce a sfruttare il potenziale e a guadagnare di più, altri vedono diminuire i propri stipendi o perdere lavoro laddove la tecnologia prende il posto della manodopera. Attualmente il cantone Ticino ha un tasso relativamente alto di occupazione in lavori che saranno facilmente automatizzati: per questo motivo occorre iniziare da subito ad investire sulla formazione e sulla scelta di lavori che necessiteranno di capacità umane.

La digitalizzazzione causerà cambiamenti strutturali in certi settori con influsso sulle varie professioni. Il luogo di lavoro perderà importanza e a livello individuale ci sarà la possibilità di lavorare da qualsiasi posto, con orari flessibili. Aumenterà l’”uberizzazione” del mercato del lavoro, sempre più “en demand” e costantemente connesso. Lavoro e tempo libero saranno probabilmente più difficili da separare, per questo motivo risulterà indispensabile trovare un nuovo work-life balance.

Secondo un recente studio il 49% del lavoro potrebbe essere automatizzato, ma solo il 5% lo sarà completamente. L’automazione avrà inoltre un impatto del 30% sul 60% dei mestieri. Il lavoro “umano” quindi diminuirà, ma non scomparirà. La società potrebbe approfittare del progresso tecnologico per avere più tempo a disposizione da investire nelle proprie passioni e affetti, sostenuta per esempio dal reddito di cittadinanza.

Ogni rivoluzione industriale è stata accompagnata da agitazioni sociali, con professioni che sono scomparse, e conseguenti paure per la perdita di lavoro, ma anche con la nascita di nuovi mestieri. La storia ci insegna che con l’aumento della produttività si tende comunque ad investire il tempo risparmiato in lavoro: ma non è colpa del mercato, bensì di scelte umane. Riusciremo a fare meglio (ndr.)?

2018-02-15T08:56:52+00:00